La paura di fallire: come trasformarla in crescita
Vi propongo qui un mio articolo sulla paura di fallire pubblicato sul quotidiano Alto Adige di Bolzano del 10/05/2025 per la rubrica Oltre il Pensiero.
Ho deciso di parlare di questo argomento in quanto è una tematica attuale che mi viene portata in seduta, sia essa in studio a Bolzano sia nei colloqui via Skype.
La paura del fallimento è una delle motivazioni più frequenti dietro al blocco nell’azione, alla procrastinazione, al ritiro. Non riguarda solo chi ha poca fiducia in sé: può colpire anche persone competenti, brillanti e preparate. Il punto non è il fallimento in sé, ma il significato personale e sociale che gli attribuiamo. In contesti ad alta pressione (scolastici, lavorativi o familiari) il messaggio spesso implicito è che valiamo in proporzione a quanto riusciamo. Chi cresce in ambienti dove l’errore è punito o ridicolizzato può interiorizzare l’idea che sbagliare equivalga a esporsi, perdere valore, non essere più amabili. Il risultato? Un meccanismo di difesa che porta all’evitamento: non provo, quindi non rischio, quindi non fallisco. Questo schema, a lungo andare, può irrigidirsi. Ci sono persone che investono moltissimo in preparazione, controllo, perfezionismo, ma che si bloccano un attimo prima del salto. Il desiderio c’è, la capacità anche, ma la paura è più forte. Spesso non è solo la paura dell’errore in sé, ma quella del giudizio che potrebbe seguirne che sia reale o immaginato. Il fallimento viene vissuto, così, come un’onta pubblica o una conferma definitiva del proprio (scarso) valore. Secondo Carol Dweck, psicologa dell’Università di Stanford, questo tipo di vissuto è tipico di ciò che lei definisce “fixed mindset” (mentalità fissa). Nel suo lavoro del 2006 (“Mindset: The New Psychology of Success”), Dweck evidenzia come chi crede che le proprie capacità siano innate e immutabili tenda a evitare le sfide per timore di fallire, interpretando ogni errore come un indicatore di inadeguatezza. Al contrario, chi adotta un “growth mindset” (mentalità di crescita) vede il fallimento come una tappa naturale e utile del processo di apprendimento. Cambiare mentalità non è immediato, soprattutto se il legame tra prestazione e identità si è radicato presto, nei contesti in cui l’approvazione era legata al successo. È però possibile iniziare a spostare il focus: dall’idea di riuscita come conferma di sé, all’idea di percorso come luogo di apprendimento e di esplorazione. Questo lavoro di riformulazione è al centro di molti percorsi psicologici. Spesso si lavora per distinguere l’errore dal valore personale, e per costruire una narrazione interna più flessibile, dove non è la prestazione a definire l’identità, ma la possibilità di crescere anche attraverso ciò che non funziona subito. In parallelo, anche il contesto sociale contribuisce a rinforzare questa paura. Viviamo in un tempo in cui il successo è ipervisibile: esibito, celebrato, misurato. Il fallimento, al contrario, è spesso nascosto, taciuto, rimosso. Eppure, tutti falliscono. Chi crea, chi rischia, chi ama, chi sceglie. Fallire è una possibilità concreta, e non per questo patologica. Nel lavoro psicologico, riconoscere e nominare questa paura è già un primo passo importante. Spesso, dare spazio a quella voce interiore che dice “e se non ce la faccio?” permette di vederla senza esserne dominati. Il lavoro non è eliminare il timore, ma riconoscere che possiamo agire anche mentre lo proviamo. Accettare il fallimento non significa idealizzarlo. Significa togliere potere a quella voce che lo trasforma in condanna. E lasciare spazio a un’altra possibilità: che il tentativo, in sé, sia già un atto di valore. Forse è proprio lì, nel provare senza certezza, che inizia la forma più autentica di riuscita.
Dott.ssa Valentina Candela
Se senti di avere un problema è importante capirne la causa. A volte però l’aiuto di famigliari e amici non è sufficiente ed è necessario rivolgersi ad un professionista Psicologo. Se senti di aver bisogno di una consulenza psicologica non esitare a contattarmi per prendere un appuntamento a Bolzano o via Skype.