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Quando il dolore spaventa e allontana

Vi propongo qui un mio articolo sul dolore emotivo di altre persone che spaventa pubblicato sul quotidiano Alto Adige di Bolzano del 12/04/2025 per la rubrica Oltre il Pensiero.

Ho deciso di parlare di questo argomento in quanto è una tematica attuale che mi viene portata in seduta, sia essa in studio a Bolzano sia nei colloqui via Skype.

Hai mai avuto la sensazione che qualcuno si allontanasse proprio quando avevi più bisogno? Magari un amico, un partner, un genitore. È doloroso e in quei momenti ci si sente doppiamente soli: per ciò che si sta vivendo e per l’assenza di chi ci aspettavamo accanto. Perché alcune persone, pur volendoci bene, sembrano non essere in grado di rimanere accanto a noi quando soffriamo? Secondo la teoria dell’attaccamento (Bowlby,1969), il modo in cui impariamo a regolare le emozioni e ad entrare in relazione con l’altro si forma nelle prime esperienze di vita, nel legame con le nostre figure di riferimento, come genitori o caregiver. Se da piccoli siamo stati accolti nelle nostre emozioni, ascoltati e “contenuti” anche nei momenti difficili, è più probabile che da adulti saremo capaci di fare lo stesso con gli altri. Se invece siamo cresciuti in ambienti in cui la vulnerabilità veniva ignorata, minimizzata o punita, potremmo aver imparato a percepire la sofferenza (nostra o altrui) come qualcosa di pericoloso, ingestibile o da evitare. In questi casi, non è raro sviluppare un attaccamento evitante, uno stile relazionale in cui si preferisce mantenere una distanza emotiva, soprattutto quando le emozioni diventano intense. Le persone con questo stile possono apparire fredde o distaccate, ma in realtà stanno cercando di proteggersi da un mondo affettivo che sentono minaccioso o ingovernabile. Ecco allora che, davanti al dolore di un amico o di un partner, possono sentirsi sopraffatte, impotenti o inadeguate, e preferire la fuga al confronto. Uno studio condotto da Mikulincer e Shaver (2007), mostra come le persone con attaccamento sicuro siano più propense a offrire supporto emotivo autentico, mentre quelle con attaccamento evitante tendano ad allontanarsi di fronte alle emozioni forti degli altri, attivando strategie di difesa come la razionalizzazione o il silenzio. C’è anche un altro aspetto importante da considerare: il dolore degli altri ci mette in contatto con il nostro. Per alcuni, vedere una persona cara soffrire riapre ferite proprie, magari mai elaborate. È come se quella tristezza altrui risuonasse troppo forte, facendo emergere emozioni che non si è pronti ad affrontare. In questi casi, la difficoltà non è tanto nell’ascoltare l’altro, ma nel non sapere come reggere ciò che questo suscita dentro di sé. Se ci accorgiamo che qualcuno si allontana dal nostro dolore, possiamo provare a ricordarci che spesso non è per mancanza di affetto, ma per incapacità emotiva. Questo non significa giustificare ogni comportamento, ma comprendere che non tutti hanno avuto gli strumenti per imparare a restare. Se invece siamo noi a sentirci in difficoltà davanti alla sofferenza altrui, possiamo interrogarci su cosa ci fa così paura: il senso di impotenza? Il timore di dire la cosa sbagliata? O forse emozioni che preferiremmo non sentire? La buona notizia è che la capacità di stare accanto a qualcuno nel dolore si può apprendere. Non serve avere le risposte giuste: spesso basta esserci, in silenzio, con uno sguardo che dice “sono qui con te”. Ed è proprio lì, in quella presenza semplice ma autentica, che può nascere qualcosa di profondamente curativo.

Dott.ssa Valentina Candela

Se senti di avere un problema è importante capirne la causa. A volte però l’aiuto di famigliari e amici non è sufficiente ed è necessario rivolgersi ad un professionista Psicologo. Se senti di aver bisogno di una consulenza psicologica non esitare a contattarmi per prendere un appuntamento a Bolzano o via Skype.

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